il Nientologo: l’Expo arriva davvero

29 dicembre 2014

expo-2015

A furia di parlarne come una cosa vaga, siamo qui con il famosissimo Expo che arriva davvero. Ci sono già gli spot alla tele e i cittadini di Milano, compreso il sottoscritto, cominciano a domandarsi di cosa diavolo si tratti, visto che in teoria la città diventerà magnifica, i posti di lavoro fioccheranno, i visitatori arriveranno per spendere e spandersi dal centro sino alle più remote periferie. Che qualcosa stia succedendo per davvero lo dimostrano i palazzi in numero di centinaia, innalzati con un l’idea che se non hai dei grattacieli a destra e a sinistra sei un pirla, altro che Expo. Infatti, grattacieli. Tutti vetrati, illuminati. E vuoti. Passi di sera e vedi questi piani sterminati (grazie ai vetri, come detto), deserti, spogli. Domanda: chi occuperà i fantasmagorici uffici visto che far partire una attività pare più arduo che vincere qualcosa con le milanesi intese come squadre e non come cotolette. Eccoli lì, i posti di lavoro. Assegnati a quelli che lavoreranno, appunto, dal piano primo al piano centotrentuno, belli abbronzati in quanto protagonisti dell’Expo.

Nei pressi di questi palazzi altissimi sono stati edificate delle torri piene di balconi a loro volta pieni di piantumati. Trattasi, come ci hanno spiegato dei maghetti dell’architettura, di “Boschi verticali”. Che poi sarebbero degli appartamenti dotati di verde molto simili agli appartamenti dotati di verde che ci sono sempre stati, però condensati in un unico edificio per dare l’idea, appunto, del verde. Sarà…Anche se quando penso a un bosco, modestamente, mi viene in mente una pianura messa giù a conifere con dentro, per esempio, dei caprioli, mentre nel Bosco Verticale il capriolo può circolare in salmì, dentro pentole verdi anche loro per non dare nell’occhio. Forse questi palazzi piantumati sono il frutto di un senso di colpa visto che sono stati eretti in luoghi dove sarebbe bastato mettere giù dei pini e dei rovi a caso per ricreare dei boschetti normali, quelli di una volta con i funghi, i muschi e gli avanzi dei picnic.

In previsione dell’Expo sono state costruite anche delle case più basse, molto eleganti viste da fuori, concentrate nella zona un tempo occupata dalla Fiera. Belle, intendiamoci, ma vuote anche quelle, causa forse il costo al metro quadro, accessibile a tre emiri e ad un paio di miliardari che possiedono già dei boschi e che quindi possono valutare serenamente la cosa. In compenso, la Fiera è stata spostata fuori dal centro in una zona piena di svincoli e rotonde, concentrate lì per evitare che una persona normale possa raggiungere la Fiera medesima entro al fine dell’Expo 2015. Siccome farcela risulta impossibile anche a gente nata nel circondario, è probabile che venga organizzato un servizio guide per aiutare i visitatori. Il che mi rassicura ulteriormente sui posti di lavoro. Prendi un indigeno, lo lasci lì alcuni mesi a piedi e ora dell’Expo ha imparato a fiutare lo svincolo giusto rendendosi disponibile per dei giapponesi altrimenti dispersi nella zona di Rho. Un nome che la dice lunga sulla capacità di parlare il giapponese diffusa da quelle parti.

Insomma, le cose si muovono in fretta. Certo, niente al confronto di ciò che sta accadendo in Brasile, dove arriveranno i Mondiali di calcio subito e le Olimpiadi tra due anni. Laggiù hanno problemi ben più complicati, mi dicono, ma dispongono anche di una serie di benefit utili al conforto dell’abitante e del visitatore. Se proprio butta male, si può sempre stravaccarsi in spiaggia con una bella caipirinha, magari con un televisore nei pressi per i gol e l’assegnazione delle medaglie. A Milano, più difficile. Forse è per questo che si sta lavorando nella zona della vecchia Darsena, chiamata con un certo nonsochè, “Il Mare di Milano”. Non mi resta che fare le provviste di alcolico e ciao. Meglio al mare, ecco. Metti che trovi in giro anche una sdraio. Star dentro in un bosco al trentaduesimo piano mi pare meno rilassante.
“Il Nientologo: for men magazine”

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